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Aci Catena, corto circuito a fuoco comando della polizia locale

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A causa di un corto circuito di una presa elettrica, un incendio è divampato ai piani bassi della caserma di polizia municipale di Aci Catena

I due vigili urbani presenti in sede in quel momento hanno provato a staccare l’impianto elettrico e sedare le fiamme senza riuscirci, nonostante l’uso di estintori

I due agenti sono riusciti ad uscire dall’uscita di servizio perché quella principale era rimasta bloccata. Non si sono registrati feriti, la palazzina è stata evacuata.

Due proiettili per il comandante di Alghero

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Nei giorni scorsi, due cartucce inesplose calibro 7,62 avvolte in alcuni fazzoletti di carta sono state lasciate sul parabrezza di un’auto di servizio al corpo di polizia locale di Alghero, insieme ad un biglietto che riporta i nomi del comandante Guido Calzia e del suo assistente capo Alessandro Corrias. 

Un evidente atto intimidatorio che è stato  prontamente  denunciato. Le telecamere di videosorveglianza hanno ripreso un uomo, con l’ombrello, che si è introdotto nell’area esterna del comando di via Mazzini per lasciare il suo biglietto di morte. 

“Un atto vile, estraneo ad ogni forma di democrazia e civile convivenza, che la città condanna con estrema fermezza”, il commento del sindaco Mario Bruno. 

Solidarietà e vicinanza al corpo della Polizia Locale è stata espressa dal  dal comitato direttivo e di tutte le delegazioni regionali dell’associazione Ancupm  “nella speranza che gli autori di questo spregevole gesto siano prontamente individuati”.

Presentato il Progetto di legge in materia di polizia locale e politiche di sicurezza

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VENEZIA – Incardinato oggi nella Prima commissione permanente del Consiglio regionale del Veneto presieduta da Alessandro Montagnoli (Lega Nord), vicepresidente Claudio Sinigaglia (Partito Democratico), il progetto di legge n. 409 di iniziativa della Giunta regionale “Normativa regionale in materia di polizia locale e politiche di sicurezza”, illustrato ai Commissari dall’Assessore regionale Cristiano Corazzari.

In estrema sintesi, tre sono gli assi portanti di questa ‘legge-quadro’. Il primo asse della riforma attiene all’organizzazione territoriale della polizia locale, e quindi alla possibilità di ridisegnare gli ambiti territoriali ottimali per l’esercizio associato delle funzioni di polizia locale e delle politiche integrate di sicurezza (distretti), adeguando e consolidando la sperimentazione dei distretti di polizia locale. È prevista anche la costituzione di presìdi tecnico-operativi nei quali convergono e da cui si diramano i flussi informativi e di comando per l’esercizio associato e coordinato delle funzioni di polizia locale, denominati Centro Operativo Distrettuale (COD) e Centro Operativo dì Area (COA). Il secondo asse riguarda l’organizzazione funzionale della polizia locale, come la ridefinizioni dei gradi e delle uniformi, nonché l’aspetto della formazione della polizia locale, tema sul quale la Commissione si è particolarmente soffermata. Il terzo asse, infine, affronta la questione del sistema regionale di politiche integrate per la sicurezza.

“Sicurezza e polizia locale sono tematiche che stanno a cuore al territorio, alla Regione e ai Sindaci – ha dichiarato a margine dei lavori della Commissione il Presidente Montagnoli – e a distanza di anni dall’avvio della sperimentazione dei distretti di polizia locale è necessario rivisitare il sistema tenendo conto di quello che è successo fino a oggi, delle esperienze positive con le associazioni di volontariato, e facendo le opportune valutazioni, anche economiche, lavorando d’intesa con il ministero dell’Interno e le forze di polizia. La fase delle audizioni sarà un momento fondamentale per l’iter approvativo di questa legge: vogliamo che il testo sia condiviso per dare risposte ai bisogni di sicurezza dei nostri cittadini coordinandoci con tutte le forze di polizia, pensando in particolare al ruolo fondamentale della nostra polizia locale. Dovremo considerare con attenzione le diverse realtà delle grandi città e dei piccoli comuni che hanno pochi vigili, e in alcuni casi nemmeno uno, e con altrettanta attenzione l’aspetto della tecnologia: la videosorveglianza, ad esempio, ha ricevuto finanziamenti, ed altri interventi possono essere finanziati dal ministro dell’interno Salvini, ma è necessario mettere in rete le diverse tecnologie per monitorare al meglio le nostre città e dare una soluzione ai problemi legati alla microcriminalità”.

“La proposta di legge presentata oggi in Commissione – ha rilevato il Vicepresidente Sinigaglia – unisce la riorganizzazione del corpo di polizia locale con il tema della sicurezza, due funzioni che andrebbero distinte, tenuto conto peraltro che la competenza regionale in materia di polizia locale riguarda la formazione, i gradi e le divise. Sul tema, inoltre, la maggioranza sta proponendo due percorsi, compreso quello del Presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti sulla sicurezza integrata e controllo di vicinato: sarebbe opportuno quindi chiarire questa impostazione che rischia di ingenerare confusione. Anche nel testo della Giunta sono contenuti elementi in merito alla collaborazione con il privato sul tema della sicurezza e della formazione che vanno approfonditi. Fondamentali quindi saranno le audizioni dei portatori di interesse e dei comuni affinché si possa fare tesoro delle esperienze migliori in questo settore, un tema di fondamentale importanza, oggi, e altrettanto delicato da affrontare”.

Di seguito, sono stati approvati a maggioranza il parere alla Terza Commissione sul Pdl n. 424 di iniziativa della Giunta regionale relativo a: “Rideterminazione del termine di validità del Piano Faunistico-Venatorio regionale approvato con legge regionale 5 gennaio 2007, n. 1”  e il Pdl n. 420 di iniziativa della Giunta relativo a: “Riconoscimento della legittimità del debito fuori bilancio derivante dall’acquisizione di beni e servizi per il potenziamento della rete telematica regionale”; relatore in Aula del Pdl n. 420 Il Vicecapogruppo della Lega Nord Riccardo Barbisan, correlatore la Consigliera Giovanna Negro di Veneto Cuore Autonomo.

Illustrati, infine, i Progetti di legge n. 417 (primo firmatario, il Consigliere Andrea Bassi di Centro Destra Veneto) e n. 418 (primo firmatario, il Consigliere della Lega Nord Maurizio Colman), contenenti disposizioni in materia di tutela delle prestazioni professionali, proposte che saranno riunite in un unico testo e affrontate nel corso delle prossime sedute della Commissione.

(Ansa)

Auto fantasma: in Italia sono 43mila e non pagano bollo, multe e pedaggi

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Sulle nostre strade ci sono le cosiddette vetture fantasma, quelle che fanno quello che vogliono senza pagare nulla.

Nessuna di loro si preoccupa dei pedaggi in autostrada, delle multe e delle cartelle esattoriali, arrivando a valori di circa 120 milioni di euro all’anno. Oltretutto di tratta di evasori al 100%, che non sanno nemmeno cosa significhi essere in regola con il bollo auto e la copertura assicurativa.

Sono tutte macchine che sono intestate ai prestanome, le Forze dell’Ordine in Italia oggi sono già arrivate a quota 43mila e chissà quante ancora non sono state scoperte. Si pensa che siano almeno il doppio e che quindi anche il danno economico dovrebbe avere due volte il valore dichiarato.

Insomma, per approfondire la questione, pare che tutte le 43mila macchine che sono state beccate siano intestate solo a 300 presone, tra quelle fisiche e le società. E i prestanome che si sono dovuti presentare in Tribunale hanno lasciato a bocca aperta anche i giudici che chiedevano loro dei chiarimenti. Alcuni dei quali hanno davvero confermato di aver effettuato i passaggi di proprietà per conto di altri, cittadini italiani e stranieri, per ottenere denaro, ma somme davvero irrisorie, pari a 20 o 30 euro. Ridicoli.

I prestanome ormai svolgono quest’attività illegale praticamente come un lavoro, la loro professione. Al momento quello che si può fare non è molto. Si può impedire che questi individui continuino con le loro pratiche illecite.

Alcune procure si stanno muovendo proprio per evitare che i prestanome noti alle Forze dell’Ordine si intestino altri veicoli. Ad oggi i mezzi giuridici per riuscire a scovare e eliminare questo mare di soggetti sono veramente pochi e limitati, ma gli stessi fanno dei danni enormi. In effetti queste macchine fantasma fanno praticamente tutto quello che vogliono sulle nostre strade.

E fosse “solo” non pagare le tasse o i pedaggi. Vengono usate perrapine e furti, per trasportare droghe o persone irregolari, insomma tutto ciò che è legato alla criminalità. Purtroppo quello dei prestanome è un fenomeno che continua a dilagare, diventato come abbiamo detto una vera e propria professione.

Anche sequestrare queste macchine serve a poco, si tratta praticamente solo di vetture senza valore e la cosa più clamorosa è che molte targhe risultano pure all’interno delle banche dati del Ministero dell’Interno per essere sequestrate e confiscate, ma la Polizia non accede allo SDI. Al momento comunque qualsiasi provvedimento non riesce a bloccare il fenomeno delle auto fantasma, sembra non esserci nulla da fare.

Era stata proposta almeno un’aggravante in caso di omicidio stradale provocato da questi veicoli, ma nulla è andato in porto. I prestanome continuano quindi a fare il loro sporco lavoro e le auto fantasma a viaggiare senza alcun controllo sulle nostre strade, commettendo qualsiasi tipologia di reato.

Autovelox, omessa verifica di funzionalità e mancanza del cartello di preavviso. Comune condannato

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Altro duro colpo nei confronti degli enti accertatori e dei prefetti in materia di sanzioni al codice della strada per eccesso di velocità elevati con apparecchiature elettroniche come l’autovelox.

La seconda sezione civile Cassazione con l’ordinanza 1661/19, pubblicata il 22 gennaio ha ribadito il concetto secondo cui, se è vero che il verbale che contesta l’eccesso di velocità non debba indicare la presenza del segnale che preavvisa il conducente del rilevamento elettronico, tuttavia, in caso di contestazione circa la sua esistenza tocca comunque all’ente accertatore dimostrare la presenza del cartello, che costituisce una condizione di legittimità della pretesa sanzionatoria.

In primo luogo, nell’accogliere il ricorso, i giudici di legittimità ricordano che se il trasgressore contesta l’affidabilità dell’apparecchio, il giudice è tenuto ad accertare se lo strumento che misura la velocità dei veicoli è stato sottoposto alle verifiche di funzionalità e taratura.

Altro punto a favore dell’automobilista riguarda la contestazione dell’assenza dell’apposita segnaletica che preannuncia la presenza dell’autovelox.

Evidenziano gli ermellini che se la decisione impugnata è corretta nella parte in cui dichiara che non è previsto da alcuna norma primaria o secondaria che il verbale di contestazione debba fornire indicazioni circa la presenza del cartello di preavviso del dispositivo elettronico, non è tale anche nella parte in cui, invece, ha sia pur implicitamente affermato, che è onere dell’opponente la prova della violazione da parte dell’amministrazione delle procedure di accertamento quanto alla presenza del cartello di preavviso del dispositivo elettronico: il relativo onere probatorio, infatti, in mancanza di un’attestazione fidefaciente al riguardo contenuta nel verbale va dunque a carico dell’amministrazione. Va poi rigettato l’assunto secondo cui l’eventuale inadempienza dell’ente possa rimanere limitata nell’ambito dei rapporti organizzativi interni alla pubblica amministrazione: è tutt’altro che priva di precettività la norma ex articolo 4 della legge 168/02.

Questa l’ordinanza 1661/19 della Corte di Cassazione 

In effetti, ai sensi dell’art. 4  della I. n. 168 del 2002, da considerarsi norma imperativa, la P.A. proprietaria della strada è tenuta a dare idonea informazione dell’installazione e della conseguente utilizzazione dei dispositivi di rilevamento elettronico della velocità, configurandosi, in difetto, l’illegittimità del relativo verbale di contestazione.

 Al riguardo si è puntualizzato che tale disposizione normativa non può essere considerata una norma priva di precettività, tale da consentire all’interprete di disapplicarla in ragione di un’asserita, ma inespressa ratio, che ne limiterebbe l’efficacia nell’ambito dei rapporti organizzativi interni alla P.A. e la cui riscontrata inosservanza non inciderebbe sulla validità dell’atto di accertamento. La cogenza di tale previsione è desumibile anche dall’innesto successivo – ad opera dell’art. 3 del d.l. n. 117 del 2007, conv., con modif., nella I. n. 160 del 2007 – del comma 6 bis nel testo dell’art. 142 del codice della strada alla stregua del quale “le postazioni di controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocitàvdevono essere preventivamente segnalate e ben visibili, ricorrendo all’impiego di cartelli o di dispositivi di segnalazione luminosi, conformemente alle norme stabilite nel regolamento di esecuzione …”. Con la stessa disposizione veniva rimessa l’individuazione delle modalità di impiego ad apposito decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’interno:

il primo di tali decreti attuativi – adeguatamente richiamato anche dal ricorrente – è stato adottato il 15/8/2007, prevedendosi, in particolare, all’art. 2, comma 1, che “i segnali stradali e i dispositivi di segnalazione luminosi devono essere installati con adeguato anticipo rispetto al luogo ove viene effettuato il rilevamento della velocità, e in modo da garantirne il tempestivo avvistamento, in relazione alla velocità locale predominante”, aggiungendosi, nello stesso articolo, che “la distanza tra i segnali o i dispositivi e la postazione di rilevamento delle velocità deve essere valutata in relazione allo stato dei luoghi; in particolare è necessario che non vi siano tra il segnale e il luogo di effettivo rilevamento intersezioni stradali che comporterebbero la ripetizione del messaggio dopo le stesse, o comunque non superiore a quattro km”.

 Come, dunque, può evincersi dal complesso normativo adottato sul punto, la preventiva segnalazione univoca ed adeguata della presenza di sistemi elettronici di rilevamento della velocità costituisce un obbligo specifico ed inderogabile degli organi di polizia stradale demandati a tale tipo di controllo, imposto a garanzia dell’utenza stradale, la cui violazione, pertanto, non può non riverberarsi sulla legittimità degli accertamenti, determinandone la nullità, poiché, diversamente, risulterebbe una prescrizione priva di conseguenze, che sembra esclusa dalla stessa ragione logica della previsione normativa, laddove si afferma, espressamente, che gli indicatori preventivi della presenza degli autovelox “devono essere installati con adeguato anticipo…”, senza, quindi, lasciare alcun margine di discrezionalità alla P.A. circa la possibile elusione di siffatto accorgimento o in ordine alla facoltà di ricorrere a sistemi informativi alternativi che, però, non assicurino la medesima trasparenza nell’inerente attività di segnalazione (Cass. n. 7419

del 2009; Cass. n. 21634 del 2009; Cass. n. 5997 del 2014, Cass. n. 15899 del 2016).

 La validità della sanzione amministrativa irrogata per eccesso di velocità accertato attraverso un dispositivo di rilevamento elettronico, è, in definitiva, subordinata alla circostanza che la presenza di tale dispositivo sia stata preventivamente segnalata. 

Tale necessità, peraltro, in mancanza di una espressa disposizione in tal senso ed in considerazione del principio della tassatività delle nullità degli atti, non esige che la presenza della segnaletica di preventiva informazione sia anche indicata, a pena di nullità, nel verbale di contestazione: a condizione, però, che di tale segnaletica sia stata accertata o ammessa l’esistenza (Cass. n. 680 del 2011). La sentenza impugnata, quindi, se è corretta nella parte in cui ha affermato che non è previsto da alcuna norma primaria o secondaria che il verbale di contestazione debba fornire indicazioni circa la presenza del cartello di preavviso del dispositivo elettronico, non è tale anche nella parte in cui, invece, ha, sia pur implicitamente, affermato che è onere dell’opponente la prova della violazione da parte dell’amministrazione delle procedure di accertamento quanto alla presenza del cartello di preavviso del dispositivo elettronico: il relativo onere probatorio, infatti, in mancanza di un’attestazione fidefacente al riguardo contenuta nel verbale, incombe sull’Amministrazione opposta, trattandosi di una condizione di legittimità della pretesa sanzionatoria.

Polizia locale, assunzioni “solo” dopo 9 anni

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NAPOLI – Il Comune di Napoli ha dato il via alle assunzioni nel corpo della Polizia Locale, peccato che con nove anni di distanza dal concorso. La vicenda sembrerebbe paradossale ma ha una spiegazione.

Solo quest’anno la manovra finanziaria ha dato il via libera allo scorrimento della graduatoria quasi decennale.

Su 96 posti disponibili di vigile urbano appena 53 hanno accettato. Evidentemente, molti dei corsisti hanno trovato un altro impiego.

C’è infatti da dire che l’assunzione proposta dal Municipio è per soli 24 mesi. Dei 53 che hanno accettato l’incarico, 45 entreranno in servizio di questi 36 vigili urbani saranno destinati alla periferia, gli altri entreranno in ufficio. Nonostante i nuovi innesti, resta ancora esiguo il numero degli agenti di polizia locale presente nel comando di Napoli.

Polizia locale trova bomba a mano

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Bomba a mano comune milano

MILANO – La Polizia locale di Milano ha ritrovato, in seguito a una segnalazione per detenzione di droga e di armi, una bomba a mano M52P di fabbricazione jugoslava, prodotta fino al 1959, nel corso di una perquisizione di una cantina in via Noale.

L’intervento è stato eseguito da quattro agenti e un ufficiale della Polizia locale che hanno allertato gli artificieri della Polizia di Stato e messo in sicurezza l’area.

Il detentore, un italiano di 56 anni con precedenti, proprietario della cantina in cui è avvenuta la perquisizione che ha portato al ritrovamento della bomba, è stato arrestato.

Sull’ordigno è stata poi effettuata una perizia, come spiega il Comune, da cui è emersa la piena funzionalità del detonatore e la presenza di tritolo: una volta innescata, la bomba sarebbe esplosa dopo otto secondi e i frammenti di metallo avrebbero raggiunto un raggio di 15 metri.

La bomba a mano è stata poi fatta brillare dagli artificieri della Polizia di Stato nel pomeriggio del 18 gennaio.

Cirio (FI): dare più tutele alla polizia locale

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BRUXELLES – Trova il sostegno dell’eurodeputato Alberto Cirio (FI) la battaglia degli agenti di polizia locale che chiedono di essere equiparati in termini di mezzi, formazione e tutele alle altre forze dell’ordine italiane. Ieri la commissione Petizioni del Parlamento Ue ha accolto una delegazione di agenti che aveva presentato agli eurodeputati – fra il 2016 e il 2017 – tre diverse petizioni sul tema.

“Quando nei quartieri delle nostre città un criminale si trova di fronte a un agente di polizia non guarda la divisa che indossa – sottolinea Cirio in una nota – che si tratti di un carabiniere, poliziotto, finanziere o agente di polizia locale non fa differenza, i rischi sono i medesimi e spesso la Polizia municipale è la prima che si ritrova a intervenire soprattutto sugli episodi che riguardano la sicurezza urbana. Bisogna garantire maggiore tutela a un Corpo che spesso rappresenta il primo presidio sul nostro territorio”.

La commissione Petizioni, di cui Cirio fa parte, ha deciso di scrivere una lettera al governo e al Parlamento italiano chiedendo di porre fine alla disparità di trattamento fra corpi di polizia, e valuterà se effettuare nei prossimi mesi una visita sul campo per raccogliere ulteriori informazioni. Cirio ha sottolineato anche il sostegno alla causa degli agenti espresso dal presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani, che ieri aveva twittato: “Forza Italia dalla parte della polizia locale. In difesa dei diritti di chi garantisce la nostra sicurezza”.

Pressing dell’Ue all’Italia per dare più tutele a polizia locale

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BRUXELLES – Resta alta la pressione del Parlamento europeo sul governo italiano per chiedere che i corpi della polizia municipale siano equiparati alle altre forze dell’ordine in termini di contratto, tutele e formazione.

La commissione Petizioni dell’Eurocamera, secondo quanto reso noto oggi dalla sua presidente Cecilia Wikstroem, invierà nelle prossime settimane una lettera “molto franca” al governo e al Parlamento italiano chiedendo di porre rimedio alla “discrepanza” di trattamento attualmente esistente fra le forze di polizia ed esaminerà anche la possibilità d’inviare una delegazione in Italia per indagare sulla questione.

Si tratta della seconda lettera spedita da Bruxelles a Roma nell’ultimo anno in seguito alle petizioni depositate fra il 2016 e il 2017 da CSA Dipartimento di polizia locale-Ospol e dall’assistente scelto della polizia locale di Viadana (Mantova) Piero Boldrini, ferito mentre era in servizio e trovatosi, come ha denunciato luji stesso, “senza tutele”.

A questi si è aggiunta a fine 2017 anche la sigla Sulpl con una terza petizione. “Dobbiamo chiedere di ridare i diritti ai 60mila poliziotti locali italiani che sono trattati ingiustamente”, ha detto Wikstroem che si è impegnata a parlare personalmente del tema anche al presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani. “Il contratto di governo cita espressamente il tema della polizia locale”, ha ricordato l’eurodeputata Eleonora Evi (M5S), riconoscendo però che finora “è stato fatto poco”. A favore della causa della polizia locale si sono espressi anche gli eurodeputati Alberto Cirio (FI) e Patrizia Toia (Pd).

(ansa)

Riforma polizia locale, il Viminale convoca i sindacati

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Buone notizie per la polizia locale, il Ministero dell’Intero ha convocato le organizzazioni sindacali  per definire le proposte di legge  sulla riforma della polizia locale.

A darne notizia il Sulpl che trionfante annuncia: “Sarete tempestivamente informati sulla prosecuzione delle trattative. Uniti si vince, crederci sempre e mai mollare”.