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“Coronavirus, sicurezza dei vigili urbani a rischio”

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FIRENZE – Nonostante siamo in piena emergenza Coronavirus “continuano a mancare i dispositivi di protezione individuale per la Polizia Municipale del Comune di Firenze. La sicurezza dei vigili urbani è in pericolo – denunciano i sindacati – con gravi conseguenze per la città”. E così Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di mandare una lettera di diffida al sindaco del Comune di Firenze, Dario Nardella. 

“Come già denunciato nei giorni scorsi – si legge nella nota firmata per Fp Cgil da Mauro Comi e Alessandro Giorgetti, per Cisl Fp da Nicola Burzio, e per UilFpl Firenze da Flavio Gambini – non viene consentito di lavorare in sicurezza e viene quindi messa a repentaglio la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini. Mancano mascherine, guanti e soluzioni disinfettanti. Se l’amministrazione non riesce a reperire i dispositivi, deve rimodulare i servizi. Bisogna evitare il contagio degli operatori della Polizia Municipale per garantire il proseguimento dei servizi. L’eventuale messa in quarantena delle lavoratrici e dei lavoratori della Polizia municipale, infatti, potrebbe portare gravi conseguenze per tutta la città di Firenze. Per questo motivo oggi come sindacati abbiamo scritto al sindaco Nardella, diffidandolo dal far continuare a lavorare gli operatori della Polizia Municipale in carenti condizioni di sicurezza”. Una richiesta, quella avanzata dai sindacati nel giorni scorsi, che non ha sortito dunque alcun effetto, nonostante in questi giorni, essendo in piena emergenza Coronavirus, risulti necessario provvedere a rifornire gli agenti della Polizia Municipale di una congrua quantità di mascherine e guanti, dal momento che gli agenti sono impegnati in queste ore proprio nell’attività di controllo per le strade della città, previste nell’ambito delle misure adottate dal Governo per fronteggiare l’emergenza e scongiurare il diffondersi del virus. Dispositivi adeguati e indispensabili, come mascherine guanti e disinfettanti, per consentire ai vigili urbani di continuare a lavorare in sicurezza e tranquillità, tutelando la loro salute. Il rischio, come indicato dai sindacati, è appunto il contagio degli operatori della Polizia Municipale, che bisogna in tutti i modi scongiurare per garantire il proseguimento dei servizi. In caso di impossibilità a reperire i dispositivi, la richiesta avanzata al sindaco Nardella è quella di “rimodulare i servizi”. 

LA REPLICA DEL COMANDO – Il Comando della Polizia Municipale si è attivato fin dal 26 febbraio, in stretta collaborazione con il medico competente, per l’individuazione dei servizi maggiormente a rischio (come per esempio gli incidenti stradali e controlli sugli spostamenti) con la finalità di dotare le pattuglie impiegate in questi servizi di idonei dispositivi di protezione: auto con cella di sicurezza, mascherine fp2, guanti, gel igienizzante per mani. Per alcune tipologie di servizi è stata prevista la dotazione di tute e occhiali protettivi. A seguito dell’ultima indicazione del medico del lavoro arrivata oggi. sono state individuate le attività e/o i servizi indifferibili ed indispensabili con l’obbligo per il personale di indossare mascherine di protezione e guanti. ‪Domani pomeriggio sono stati convocate le RLS (rappresentanze dei lavoratori per la sicurezza) e i sindacati per garantire un’adeguata informativa sulle misure adottate e sulla pianificazione in materia di sicurezza.

Videosorveglianza, le linee guida Ue

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Annamaria Villafrate per Studio Cataldi affronta il tema della Videosorveglianza e nello specifico quali siano le linee guida dell’Unione Europea in merito al trattamento dei dati personali acquisiti attraverso i dispositivi di videosorveglianza. Nello specifico nella ricerca di Villafrate sono analizzati: i casi in cui non si applica il Gdpr, le Regole per il trattamento lecito dei dati e principi generali, le categorie particolari di dati e i diritti dell’interessato.

L’utilizzo dei sistemi di video sorveglianza hanno un impatto enorme sulla privacy delle persone. Per questo è importante adottare misure in grado di contrastare l’utilizzo improprio delle telecamere, per scopi che esulano dalla sicurezza. Da qui la necessità di rispettare i principi generali sanciti dal Gdpr. Se da una parte infatti i sistemi di videosorveglianza sono diventati “intelligenti” dall’altra possono diventare sempre più invadenti (pensiamo ai dati biometrici). Mantenere l’anonimato e proteggere la privacy è sempre più difficile. Nel rispetto della riservatezza è pertanto necessario utilizzare la videosorveglianza come ultima spiaggia. 
Scopo delle linee guida UE (sotto allegate) del 29 gennaio 2020 è quello di fornire indicazioni sulla corretta applicazione del GDPR quando il trattamento dei dati avviene attraverso dispositivi video. Vediamo quali sono le regole principali da seguire. 

Casi in cui non si applica il Gdpr 
Le linee guida chiariscono in quali casi le regole relative al trattamento dei dati previste dal GDPR non trovano applicazione:  telecamere finte che, in quanto tali, non elaborano dati personali; registrazioni effettuate da un’altitudine elevata se i dati elaborati non sono collegati a una persona specifica; videocamere integrate in un’auto per l’assistenza al parcheggio se non raccoglie informazioni relative a una persona fisica; attività puramente personale o domestica, che come chiarito dalla Corte UE: “deve essere interpretata come relativa solo alle attività che si svolgono nell’ambito della vita privata o familiare delle persone.” 

Regole per il trattamento lecito dei dati e principi generali 
Le linee guida stabiliscono le regole da rispettare quando i sistemi di video-sorveglianza vengono utilizzati per il perseguimento di scopi di monitoraggio: 
“gli scopi di monitoraggio devono essere documentati per iscritto e devono essere specificati per ogni telecamera di sorveglianza in uso. Le telecamere che vengono utilizzate per lo stesso scopo da un unico controllore possono essere documentate insieme”;  i soggetti che devono essere ripresi, devono essere informati delle finalità del trattamento ai sensi dell’articolo 13;  i dati personali acquisiti devono essere trattati in modo lecito, equo e trasparente nei confronti dell’interessato. 
Oltre a questi, quando si decide di adottare un sistema di videosorveglianza è necessario attenersi ad alcuni importanti principi generali, che si vanno a illustrare, affinché il monitoraggio si realizzi nel rispetto della legge. 

Liceità della videosorveglianza 
La videosorveglianza è lecita quando è impiegata per perseguire un interesse legittimo legale, economico e non materiale, che sia reale e attuale, a meno che gli interessi, i diritti e le libertà del soggetto interessato dal trattamento non siano prevalenti. Un esempio tipico di interesse legittimo è l’esigenza di tutelare la proprietà privata da eventuali furti. 

Videosorveglianza: extrema ratio 
Quando si vuole ricorrere a un sistema di videosorveglianza occorre verificare che sia idoneo, adeguato e necessario a perseguire gli obiettivi prestabiliti. Nel caso in cui esistano sistemi alternativi e parimenti efficaci è opportuno valutarli. Nel caso in cui si decida per l’installazione delle telecamere occorre valutare dove e quando sono strettamente necessarie. Per quanto riguarda le regole di conservazione dei dati occorre valutare l’impiego della scatola nera o del monitoraggio in tempo reale in base all’obiettivo da perseguire. 

Bilanciamento degli interessi 
Gli interessi legittimi di chi decide di utilizzare il sistema di video sorveglianza non possono travalicare gli interessi e le libertà fondamentali dei soggetti ripresi. Occorre ogni volta procedere ad un adeguato bilanciamento dei valori in campo. Bilanciamento che deve essere effettuato volta per volta tenendo conto di alcuni fattori importanti come le dimensioni dell’area da sorvegliare, il numero dei soggetti sotto sorveglianza. 

Aspettative ragionevoli 
Occorre inoltre considerare le aspettative ragionevoli del soggetto interessato. Un dipendente infatti non si aspetta di essere sorvegliato dal suo datore di lavoro, così come non si aspettano di essere ripresi i soggetti che si trovano in aree private o mentre sono sottoposti a esami medici. 
In tutti questi casi, le linee guida affermano che: “gli interessi o i diritti e le libertà dell’interessato prevalgono spesso sugli interessi legittimi del responsabile del trattamento.” In questi casi non è sufficiente avvisare con un cartello della presenza delle telecamere per essere esonerati da ogni responsabilità nei confronti del soggetto ripreso. 

Interesse pubblico ed esercizio di pubblici poteri 
I dati personali possono essere trattati mediante la videosorveglianza se necessario per l’espletamento di un compito di interesse pubblico o connesso all’esercizio di pubblici poteri. Gli Stati membri possono mantenere o introdurre ex novo una legislazione specifica sulla videosorveglianza per adattarsi alle regole del GDPR, stabilendo con maggiore precisione i requisiti specifici per il trattamento, purchè essi siano conformi ai principi stabiliti dal suddetto regolamento europe0. 

Consenso dell’interessato 
Quando è necessario sottoporre a videosorveglianza determinate aree è obbligatorio acquisire il consenso informato, preciso e puntuale di ogni soggetto sottoposto a controllo, salvi casi eccezionali di controllo sistematico. Un caso particolare riguarda la sorveglianza sui luoghi di lavoro stante l’assenza di totale libertà da parte del dipendente nel dare il proprio consenso al datore, in considerazione della diversità di posizione tra i due. I datori infatti non dovrebbero ritenere sufficiente il consenso dei dipendenti, sarebbe più opportuno prevedere norme specifiche in materia all’interno dei contratti collettivi. 

Divulgazione filmati a terzi 
La comunicazione individuale, la pubblicazione online o la messa a disposizione in altro modo di un filmato a un terzo, comprese le forze dell’ordine, è un processo indipendente, che richiede una giustificazione separata per il soggetto controllore, che nel caso della trasmissione alle forze dell’ordine trova spiegazione nell’obbligo giuridico di collaborare con le forze dell’ordine.In questi casi il trattamento dei dati non seguirà le regole del GDPR, ma normative specifiche sulle forze dell’ordine. 

Categorie particolari di dati 
I sistemi di video sorveglianza raccolgono una quantità enorme di dati da cui si possono ricavare categorie particolari come i dati sensibili. Basti pensare a delle riprese che mostrano un soggetto mentre sta prendendo parte a una manifestazione politica o a una video-telecamera che monitora lo stato di salute di un soggetto. In questi casi il titolare del trattamento deve giustificare in modo molto forte le ragioni che lo costringono ad utilizzare proprio lo strumento della ripresa video. 
Come precisano le linee guida: “il trattamento di categorie speciali di dati richiede una maggiore e costante vigilanza su determinati obblighi; ad esempio, un elevato livello di sicurezza e una valutazione d’impatto sulla protezione dei dati, se necessario.” 

I dati biometrici 
Una categoria di dati che comportano parecchi rischi per i soggetti interessati sono quelli biometrici. I responsabili del trattamento devono valutarne l’impatto sui soggetti e sui loro diritti e prendere in considerazione sistemi meno invasivi per perseguire il loro scopo. Il GDPR definisce il trattamento di particolari categorie di dati, tra cui figurano i dati biometrici come quello che mira a identificare in modo univoco una persona fisica attraverso dati relativi alle caratteristiche fisiche, fisiologiche o comportamentali “risultanti da un’elaborazione tecnica specifica”.In tutti i casi in cui è necessario acquisire i dati biometrici di un soggetto prima è necessario ottenerne il consenso espresso e informato. Tali dati inoltre, una volta acquisisti, devono essere utilizzati immediatamente per il raggiungimento dello scopo e poi cancellati, senza possibilità di memorizzarli o archiviarli. 

Diritti dell’interessato 

Il GDPR prevede diritti specifici per i soggetti ripresi da sistemi di videosorveglianza: 

Diritto di ottenere dal titolare del trattamento la conferma dell’esistenza o meno dei suoi dati personali. 
Diritto di accesso e informazioni sui propri dati se sono memorizzati o trattati in modo continuativo al momento della richiesta. Il responsabile può chiedere un compenso o rigettare le richieste di accesso o altre informazioni se manifestamente infondate o eccessive. 
Diritto di ottenere la cancellazione dei dati se questi vengono monitorati oltre il tempo previsto o quando il trattamento è illecito.Devono essere altresì cancellati in caso di ritiro del consenso e in altri casi particolari.
Diritto di obiezione se la videosorveglianza avviene sulla base di un interesse legittimo o pubblico, anche se detta richiesta può essere respinta se l’interesse da tutelare è prevalente. 

Trasparenza e informazione 

Il soggetto che intende ricorrere ai sistemi di videosorveglianza è tenuto a rispettare preciso obblighi informativi e di trasparenza nel rispetto degli interessati:  obbligo di apporre “un cartello di avvertimento con le relative informazioni … fornite in combinazione con un’icona per dare, in modo facilmente visibile, comprensibile e chiaramente leggibile, una visione d’insieme significativa del trattamento previsto” posizionato all’altezza degli occhi prima di entrare nella zona monitorata, informando i soggetti delle finalità perseguite e indicando eventuali informazioni che potrebbero sorprendere il soggetto. 
obbligo di fornire informazioni di dettaglio di secondo livello da mettere a disposizione degli interessati in un’altra area, coma cassa o sportello informazioni. 

Conservazione e cancellazione 
I dati devono essere conservati per il tempo strettamente necessario alle finalità perseguite. Come regola indicativa generale i dati dovrebbero essere cancellati in modo automatico dopo pochi giorni. Se vengono conservati per più di 72 ore occorre fornire adeguata motivazione al riguardo. Il titolare del trattamento infine, prima di attivare un impianto di videosorveglianza, è tenuto a valutare anche tutte le misure tecniche e organizzative finalizzate a garantire che i sistemi siano sicuri.

Decreto Cura Italia, spiegato articolo per articolo

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Simone Chiarelli spiega articolo per articolo il Decreto “Cura Italia” – D.L. 17/3/2020 n. 18 . Chiarelli è dirigente del Comune di Scandicci e si occupa da anni di formazione in vari ambiti del diritto amministrativo con una predilezione per: procedimento amministrativo, appalti e contratti, SUAP ed attività produttive, GDPR e semplificazione

Coronavirus, vigile urbano positivo. Diffidati sindaca e comandante

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epa08179915 Medical staff of S. Martino hospital infectious disease department, with protective equipment on the isolation room, Genoa, Italy, 30 January 2020. The coronavirus, called 2019-nCoV, originating from Wuhan, China, has spread to all the 31 provinces of China as well as more than a dozen countries in the world. The outbreak of coronavirus has so far claimed at least 170 lives and infected more than 8,000 others, according to media reports. EPA/LUCA ZENNARO
LazioALLARME NELLA POLIZIA LOCALE
CORONAVIRUS, VIGILE URBANO POSITIVO DIFFIDATI SINDACA E COMANDANTE
16/03/2020
di roma.corriere.itCoronavirus, un intero comando della polizia municipale nella bufera per un caso accertato e tenuto segreto. Da qualche giorno il clima nell’XI gruppo dei vigili urbani, che ha sede in zona Corviale, è infuocato: un agente è risultato positivo al Covid-19.L’ufficializzazione del contagio risale a mercoledì 11 marzo, quando il vigile si era sentito male sul posto di lavoro dopo essere stato di pattuglia.Il tampone effettuato all’ospedale Spallanzani ha dato l’esito più preoccupante, anche se le condizioni generali sono state trovate buone. I medici hanno quindi ritenuto non necessario il ricovero e disposto i 14 giorni di isolamento domiciliare. 
«Sto bene, meglio che durante normali influenze avute in passato», ha fatto sapere l’agente ai colleghi in un messaggio audio, nel quale si rammarica di essere stato infettato («nonostante tutte le precauzioni prese con i miei familiari») e avanza l’ipotesi che il contatto possa essere avvenuto «in via Candoni», nei pressi del campo zingari, dove la Municipale effettua servizi quotidiani.Un altro vigile che era stato a stretto contatto con il contagiato è stato posto in quarantena, e probabilmente nelle prossime ore altri resteranno a casa. 
Dure polemiche, anche se sottotraccia, in via di Poggio Verde 389. Nel gruppo agli ordini del comandante Emanuele Moretti, che ha competenza su quartieri molto popolosi come Portuense, Magliana, Trullo e Marconi, i vigili sono allarmatissimi ma preferiscono non esporsi, nel timore che scattino provvedimenti disciplinari. Le recriminazioni riguardano in primo luogo il ritardo dell’amministrazione nel prendere contromisure. «Il comando nei primi tre giorni sapeva – rivela un delegato sindacale – e ha continuato a farci lavorare senza alcuna procedura di disinfezione dei locali e delle auto. L’amuchina all’ingresso, collocata dopo molte insistenze lunedì 9 marzo, già due giorni dopo era finita. Mascherine e guanti non bastano, nei giri di pattuglia con le Panda, che sono scatolette, i rischi di contagio sono altissimi». 
Anche il Campidoglio è informato. La tensione dei vigili capitolini è infatti sfociata in una diffida firmata dai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil in data 13 marzo (un momento dopo che è arrivata la conferma della positività del collega), indirizzata tra gli altri al comandante Antonio Di Maggio, alla sindaca Virginia Raggi, all’assessore al Personale e ai medici competenti del corpo. «Le scriventi organizzazioni sindacali diffidano tutti i dirigenti della polizia locale di Roma Capitale a comandare personale in servizio esterno senza la fornitura dei prescritti dispositivi di protezione individuale», premette il documento. «A tal fine – aggiunge – si richiamano le responsabilità dirigenziali e del datore di lavoro in merito alla salvaguardia della salute e della sicurezza di lavoratrici e lavoratori».Senza mascherine, guanti e auto sanificate, insomma, uno dei settori cruciali del personale capitolino rischia il caos. E le conseguenze sarebbero gravi per tutta la città. 

16 marzo 2020COMMENTINessun commento
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Dpi e indennità contrattuale per la polizia locale, l’Anvu scuote gli enti locali

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Sicurezza e indennità. Sono i due punti cardine della lettera inviata dal presidente Anci Silvana Paci ad Anci, Upi e organizzazioni sindacali a tutela del lavoro svolto dagli operatori della polizia locale  nel contrastare l’emergenza coronavirus.

Il personale della polizia locale oltre a svolgere attività di controllo sul territorio per l’ottemperanza del DPCM  del 11/3/2020 svolge – su indicazione della prefettura – attività di contrasto alla proliferazione del COVID-19 effettuando controlli presso le abitazioni delle persone in quarantena per verificare l’ottemperanza alle norme emanate e verifica che negli esercizi commerciali e di ristorazione siano applicate tutte le norme sanitarie previste oltre che la verifica della  puntuale chiusura di detti esercizi negli orari stabiliti. Un’attività senza sosta e meritoria ma che spesso è resa difficoltosa dalla mancanza dei dispositivi di sicurezza. Il presidente Paci ha sollecitato le amministrazioni locali e i sindacati di agire al più presto per “evitare danni causati della mancata dotazione di idonea protezione”. Onde evitare contenziosi giudiziari futuri.

Il presidente Anvu chiede inoltre di riconoscere ai lavoratori della polizia locale un’indennità di ordine pubblico, come già avviene per il personale della Polizia di Stato.

  Specificamente su tale punto, “ANVU  – si legge nella comunicazione a firma Paci – ritiene  i che la c.d. “indennità di servizio esterno” di cui all’art. 56-quinquies del Ccnl delle Funzioni Locali del 21 maggio 2018, debba essere fissata per il personale di Polizia Locale nella misura effettiva massima contrattuale di dieci euro giornaliere, in quanto ad oggi la prestazione lavorativa esterna svolta dagli operatori di P.L. per fronteggiare queste gravi e rischiose situazioni di emergenza pubblica, è prioritaria, sistematica , continua e coincidente con quella svolta dal personale delle Forze di Polizia di Stato”. 

A tal fine, l’Anvu sollecita le organizzazioni sindacali al fine di ” intervenire nell’immediatezza con   Comuni e Province  visti gli elevati profili di rischio ai quali è particolarmente esposta l’incolumità personale degli operatori di Polizia Locale in questo frangente, onde far attribuire a quest’ultimi l’indennità massima di 10 euro orarie previste dal prefato istituto contrattuale”.  

Emergenza Coronavirus, Fp Cisl: estensione indennità di op alla polizia locale

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TORRE ANNUNZIATA – “Estensione indennità di ordine pubblico alla Polizia Locale per l’emergenza Coronavirus”. E’ la richiesta presentata dal Capodipartimento della Cisl Fp Giuseppe Manfredi e dal Segretario Provinciale Maria Uccello.

“In attuazione dei DPCM – scrivono -, gli Enti tramite i propri Comandi di Polizia Locale si sono attivati per assicurare le attività di vigilanza e controllo di propria competenza. Di fatto le attività sono state estese, potenziate ed assicurate in coordinamento e alle altre forze di polizia ad ordinamento statale, alle quali viene attribuita e corrisposta l’indennità di O.P., quale forma economica di ristoro al disagio ed al pericolo conseguente all’emergenza Covid19.

Dobbiamo registrare che, purtroppo, al personale della Polizia Locale che viene a trovarsi a svolgere le identiche funzioni della polizia statale, non viene riconosciuto il medesimo trattamento e spesso non vengono forniti nemmeno i DPI a tutela della persona”.

La Cisl Fp, pertanto, “sollecita le istituzioni a volere disporre, ognuno per la propria competenza, affinché gli Enti siano autorizzati a provvedere alla corresponsione di tale trattamento economico anche al personale di Polizia Locale, impegnato in tale attività, al fine di eliminare ogni palese discriminazione salariale a fronte di uguali prestazioni professionali e dando dignità al loro lavoro.

In merito la Cisl Fp nazionale ha fatto richiesta al Ministero dell’Interno, evidenziando che con circolare (n.333-G/Div.2/2541.01.02/aa.gg.151) del 10 maggio 2016, già il Ministero si fece carico di autorizzare, seppur per le attività elettorali, il pagamento dei turni in ordine pubblico al personale della Polizia Locale impegnato in tale attività.

Certi di un impegno fattivo che vada nel solco delle misure assunte dal Governo, restiamo in attesa di un riscontro e di un sollecito Autorevole intervento”.

Anci, il 16 marzo webinar Ifel su Smart working: potenziata la formazione a distanza per i Comuni

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Già mille e trecento il numero delle iscrizioni al webinar che lunedì mattina 16 marzo alle ore 12 Ifel, la Fondazione che per Anci si occupa di finanza locale, ha organizzato per i Comuni sull’applicazione della direttiva del Ministero della Pubblica Amministrazione n. 2 del 2020 con le indicazioni in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 nelle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
“Le amministrazioni sono costrette a cambiare in pochi giorni. IFEL era già pronta – spiega il Direttore delle Fondazione Pierciro Galeone – la nostra formazione online fa 30.000 presenze annue. Il webinar sul lavoro agile è realizzato da docenti e tutor tutti in lavoro agile. E in partecipanti posso essere ovunque. Le crisi servono ad accelerare e diffondere i cambiamenti ma per fortuna IFEL è attrezzata già da tempo alle nuove modalità di lavoro sul web”.
Il webinar sullo smart working sarà tenuto, tra gli altri, dalla dirigente della Funzione Pubblica che ha curato la stesura della direttiva, Cecilia Maceli ed è già il secondo appuntamento che la Fondazione ha previsto negli ultimi giorni di restrizioni, dopo quello in collaborazione con Anci sulla “Comunicazione dell’emergenze” rivolto agli uffici stampa e per la comunicazione dei Comuni nonché ai Sindaci e amministratori.
La Fondazione garantirà nelle prossime settimane la formazione a distanza e via web adeguando il proprio calendario già in essere con le novità normative che di volta in volta si faranno necessarie, nell’interesse di tutti i Comuni e cittadini italiani.

Coronavirus, Russo-Pella (FI): Risorse e dignità anche per polizie locali

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“Le forze dell’ordine sono davvero in trincea in questa emergenza coronavirus. Dalle rivolte nei penitenziari alle attività di controllo di esercizi commerciali fino a posti di blocco e controlli random, rappresentano un presidio di certezza in un momento così difficile per il nostro Paese. Bene ha fatto il Ministero dell’Interno a garantire al personale delle Forze di polizia le indennità di ordine pubblico e il compenso per lavoro straordinario. Si tratta di un riconoscimento dovuto che testimonia attenzione e rispetto. Allo stesso modo il MEF garantisca ai Comuni le risorse necessarie per gli Agenti della polizia locale che sono al fronte, esposti, privi di tutele, e pur sempre pronti a rispondere alle mille esigenze di tutela dei cittadini sul territorio. Non si capirebbero disparità e soprattutto non gioverebbero, nei prossimi difficili mesi, a quel percorso di condivisione che vede proprio i vigili urbani come prima interfaccia del cittadino. Non si tratta di danaro, ma di quel principio di dignità e di valorizzazione della professionalità per migliaia di uomini e donne che ogni giorno e notte sono i primi ad accorrere nelle emergenze, e così anche stavolta per combattere il coronavirus”. Così, in una nota congiunta i deputati di Forza Italia Paolo Russo e Roberto Pella.

Sospensione dei termini di notificazione fino al 31 marzo

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Con la Circolare Ministero dell’interno 4/3/2020 prot.300/A/1845/20/117/2 è stata predisposta :

Sospensione dei termini di notificazione dei processi verbali, di esecuzione del pagamento in misura ridotta, di svolgimento di attività difensiva e per la presentazione di ricorsi giurisdizionali in favore delle famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19

Coronavirus, Barbato: tutelare gli agenti della polizia locale non sono robocop

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“State giocando con la pelle di 60mila lavoratori”. Non  le manda di certo a dire , l’ex comandante della Polizia Locale di Milano Antonio Barbato  in un video messaggio rivolto a  presidente della Repubblica,  premier,  ministri, Anci e comandanti della polizia locale italiana.

“Vedo molta approssimazione, molto tentennamento. Dovete – dice con forza fornire agli operatori della polizia locale tutti gli strumenti idonei per proteggersi dal coronavirus”.

  “Come si può chiedere alla polizia locale – si interroga Barbato –  di controllare gli accessi alle città senza fornirgli tutto quello che serve per tutelarsi come gel e mascherine?” 

“Non sono dei robocop – ammonisce – e non sono immuni al contagio. Perfatore,  tuteliamo chi ce la sta mettendo tutta per fare il proprio lavoro a difesa della sicurezza collettiva”.

APPELLO DI ANTONIO BARBATO (GIÀ COMANDANTE DELLA POLIZIA LOCLE DI MILANO E PRESIDENTE DELL'OSSERVATORIO POLIZIE LOCALI) A MATTARELLA, CONTE, LAMORGESE, DE CARO:"FORNITE IMMEDIATAMENTE MASCHERINE E GEL ALLA POLIZIA LOCALE ITALIANA. NON SI GIOCHI CON LA VITA DI 60.000 OPERATORI IMPEGNATI PER IL CORONAVIRUS…"

Pubblicato da Antonio Barbato su Mercoledì 11 marzo 2020