Tra i bianchi e gli indiani: un disco orario per rovinare la vita di una Guardia ed attaccarle tutte. Cambiando, se necessario, la dottrina

Come spesso succede partiamo da una introduzione storica: dopo il 1860, negli attuali Stati Uniti, il disegno del genocidio e dell’abbattimento sociale, culturale e territoriale dei nativi americani era compiuto. Quello che segue sono conseguenze e massacri di un progetto già finito, contro il quale gli indiani non avevano alcuna possibilità e nei confronti di cui qualsiasi vittoria – il Little Big Horn come tante altre – e qualsiasi ribellione sarebbero state ininfluente nel risultato finale. Un destino ineluttabile contro il quale si poteva solo morire, come Cavallo Pazzo o Victorio ed il 90% dei nativi, venirne fagocitati, diventandone un trofeo da esporre e venendone convertiti, cosa che successe a Geronimo, o essere assassinati mentre ci si ribellava a tutto questo, come il grande Toro Seduto. Un disegno che si basava essenzialmente su una fondamenta: gli indiani non erano esseri umani. Come dopotutto per le potenze coloniali europei non lo erano i neri e gli indigeni dei territori australi.

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due immagini che racchiudono la fine di un popolo e la crudeltà di un altro

In Italia, con le dovute proporzioni, la Polizia Locale è l’indiano delle Forze di Polizia. Infatti la fondamenta con cui molti si rapportano è che non siamo forza di polizia. Come gli indiani abbiamo le nostre riserve  – i comuni – i nostri rifornimenti avvelenati e insufficienti – il contratto di lavoro – le nostre giacche azzurre – i burocrati ministeriali e i vertici delle Polizie statali –  la nostra storia mistificata e riscritta a ragion veduta  dei vincitori – duemila anni di storia come tutori dell’ordine trasformati in pochi decenni di viabilisti e poco più – ed infine le punizioni per i nostri capi ribelli. Le nostre vittorie, ovvero quei pochi comandi e quelle continue operazioni di alto livello, sono funzionali come quelle dei nativi: a nulla. Anzi, spesso, proprio come le vittorie degli indiani, sono usate per lanciarci contro altro odio e maldicenze – sceriffi, esaltati, ma facessero il loro, fa le multe dai – ed a volte danno origine a vere e proprie rappresaglie per sottolineare chi detiene il vero potere.

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Uno sull’altro, a ogni livello, atteggiamenti come questo sono la base per creare il fondo di disprezzo verso di noi.

Nel Nord Milano, venendo ora all’argomento principale dell’articolo, capita che un avvocato abbia parcheggiato senza mettere il tagliando del disco orario e pertanto si sia  trovato una sanzione elevata da una Guardia Cittadina: già male non lo facciano gli ausiliari del traffico, ma andiamo oltre. Il legale ha pensato bene di controllare se anche altre vetture attorno fossero state sanzionate e, accortosi che secondo lui così non era stato, ha raggiunto la collega chiedendole di andare a sanzionare anche quelle. La risposta, unica possibile, è stata che evidentemente al momento del primo controllo i veicoli non  c’erano ed ora, essendo impegnata in una zona successiva, non poteva tornare indietro. Se proprio avesse voluto, il “cittadino indignato” poteva chiamare la centrale e chiedere il passaggio di un’altra pattuglia. Questo succede quando si fanno fare i dischi orari ad un Corpo che ha diecimila competenze invece di assumere il personale preposto a quell’unico ruolo.

Troppo facile e senza conseguenze per la “squaw vigilessa” che ha osato prima sanzionare e poi disobbedire all’ordine del “bianco avvocato”. Bisogna far intervenire le Giacche Blu e lavare nel sangue del diritto l’orgoglio dei sub-poliziotti.

L’avvocato ha chiamato quindi i Carabinieri, i quali, spesse volte così impegnati in prioritarie attività di istituto da passare alle nostre centrali interventi a loro richiesti, quella volta avevano casualmente una macchina libera per andare a fare DUE divieti di sosta e relazionare in Procura contro la Guardia Cittadina ribelle che aveva osato non scattare all’ordine del “cittadino”.  Sono molto contento che anche i Carabinieri abbiano deciso di prendere sul serio l’essere alla lettera B dell’articolo 11 del Codice della Strada ed inizino quindi ad occuparsi anche di quello invece di demandarlo a chi si trova alla lettera E (le Polizie Locali).

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Dopo la parte grottesca viene quella divertente: vi sono infatti diverse pronunce della Cassazione riguardo la NON sussistenza del reato di Omissione di atti d’ufficio per ciò che non sia un caso di ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità (non penso che la lesa maestà nei confronti di un avvocato vi rientri). A parte questo, le sanzioni amministrative, che ex lege possono essere notificate fino a novanta giorni dalla commissione, ad occhio non rientrano negli atti da compiere senza ritardo, altro elemento essenziale alla configurazione di detto reato.

Nonostante questo, il GIP decide di mandare a giudizio la collega squaw. Subito i giornali titolano “Si rifiutò di fare multe: vigilessa nei guai”.  Ed ecco ben confezionato l’ennesimo caso da dare in pasto ai cittadini- coloni perchè odino ben bene i vigili-indiani e diano così modo agli agenti indiani- sindaci di chiedere un maggior controllo su di essi invece di assecondare le loro richieste di rispetto- riforma.

Qui si torna al parallelismo con gli indiani perché dovete sapere che molte volte le tribù provarono ad andare contro le leggi a loro sfavore fatte dal congresso degli Stati Uniti proprio per vie legali, con dei ricorsi alla Corte Supremapiuttosto che ad altri organi nazionali – emblematico il caso Cherockee contro Georgia, del 1828 –  e sapendo benissimo che avevano ragione gli indiani nel dire che queste normative erano quantomeno anticostituzionali se non direttamente arbitrarie la sentenza fu che non si poteva ragionare con le tribù indiane come se fossero delle Nazioni confinanti e quindi non aveva alcun valore i loro ricorso

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Inutile dire che come A me le Guardie seguirò molto da vicino questa faccendae non mancherò di segnalarne gli sviluppi, porgendo per intanto alla collega coinvolta la mia più totale solidarietà: sarà una causa che servirà a capire se siamo uomini e lavoratori con una dignità e soprattutto una gerarchia ed una struttura alle spalle – che richiedono che gli interventi fuori dall’ordine di servizio siano decisi dalla Centrale e non ordinati dal cittadino direttamente all’agente, magari chiamandolo col fischio – oppure delle marionette buffe alle dipendenze del “ehi tu” di turno, diventando quindi strumenti di piccole ripicche e dispetti di quartierino. 

Emblematico che questo caso sia scoppiato, anzi, tornato alla ribalta – il fatto è del 2013, ma il rinvio a giudizio di questi giorni – proprio mentre la Polizia Locale sta combattendo la sua lotta per una riforma della propria figura con vigore e speranze mai viste prima: per chiudere coi parallelismi storici, quandonel 1876 si doveva decidere se trattare gli indiani da persone con dei diritti o da bestie, si mandò un certo Custer in avanscoperta con 500 uomini in un territorio occupato da oltre 6mila nativi ostili al governo USA.

Come è finita lo sappiamo tutti, ma se mi si chiede se sono il tipo di indiano che attende in riserva il proprio destino o combatte per cercare di cambiarlo, la sola risposta che possa dare è HOKA HEY! 

fonte: https://ameleguardie.wordpress.com/

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